Arte

Giornate Europee del Patrimonio 2023

Per il consueto appuntamento di settembre, aperture straordinarie lungo il percorso di visita di Palazzo Ducale e ingresso serale a prezzo speciale. Scopri tutti i dettagli.

In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2023 di sabato 23 e domenica 24 settembre il percorso di visita del Museo di Palazzo Ducale sarà ampliato ad aree normalmente chiuse al pubblico. I visitatori potranno percorrere il cosiddetto “Appartamento dei Nani”, una riproduzione in dimensioni ridotte della Scala Santa di San Giovanni in Laterano voluta da Ferdinando Gonzaga nel 1615. Sarà inoltre aperto l’appartamento della Rustica, progettato da Giulio Romano per volere di Federico II Gonzaga e portato a compimento, per quanto riguarda la decorazione degli ambienti, sotto la supervisione di Giovanni Battista Bertani. Presso il Museo Archeologico sarà possibile visitare gli ambienti che ospitano oggi la biblioteca, dove restano tracce di decorazioni risalenti al 1549 circa. Di seguito tutti gli orari:


Aperture straordinarie dell’Appartamento dei Nani e della Palazzina della Rustica:

Sabato 23 settembre 2023 ore 10-13 e 14.30-17.30

Domenica 24 settembre 2023 ore 10-13 e 14.30-17.30

Apertura straordinaria degli ambienti della biblioteca presso il Museo Archeologico Nazionale:

Sabato 23 settembre 2023 ore 10-13 e 14.30-17.30

Domenica 24 settembre 2023 ore 10-13

Apertura straordinaria serale di Palazzo Ducale

Sabato 23 settembre ore 19.15-22.15 (ultimo ingresso ore 21.20)

Ingresso con biglietto € 2

Visita guidata alle ore 19.30 (costo €7)

Per informazioni:

0376 352100 (numero attivo dal martedì alla domenica ore 9-13)

La Scala Santa o Appartamento dei Nani
L’Appartamento dei Nani, così chiamato a partire dalla fine dell’Ottocento a causa delle ridotte dimensioni delle stanze che lo compongono, nacque, in realtà, con una precisa funzione devozionale. Intorno al 1615 duca Ferdinando Gonzaga decise di costruire una riproduzione in dimensioni ridotte della Scala Santa di Roma, ovvero la scala del Pretorio di Pilato a Gerusalemme salita da Gesù Cristo il giorno della sua passione. La struttura è caratterizzata da tre scale parallele, di ventotto gradini come nel modello romano, che andavano percorse in ginocchio; al centro si apre un ambiente ottagonale con cupoletta emisferica adibito a cappella. La decorazione è costituita da semplici cornici in stucco.

Palazzina della Rustica
L’edificio denominato la Rustica venne progettato da Giulio Romano e in parte eretto tra il 1538 e il 1539 per volontà di Federico II Gonzaga. Situata di fronte al lago e appoggiata a quel tempo al circuito murario cittadino, la palazzina – in origine priva dell’attico – appariva del tutto isolata rispetto alle altre fabbriche gonzaghesche, quali il Castello di San Giorgio, la Domus Nova e la Corte Nuova, sorte tra la fine del XIV e i primi decenni del XVI secolo, non lontano dalla Corte Vecchia. Il linguaggio di Giulio si ravvisa soprattutto sul lato esterno prospiciente il grande cortile della Cavallerizza o della Mostra. Gli elementi delle colonne tortili, degli archi ribassati, delle bugne in rilievo appaiono utilizzati con spregiudicata inventiva in un quadro architettonico che guarda in particolare al gioco delle sproporzioni, dei contrasti e della dinamica delle forme. Attenendosi a precedenti progetti giulieschi, l’architetto Giovanni Battista Bertani, nominato prefetto delle edificazioni gonzaghesche nel 1549, realizza le ali lunghe di collegamento tra i complessi di Corte Nuova e della Rustica dando regolare conformazione al cortile della Mostra. Inizialmente la Rustica fu poco utilizzata dai Gonzaga, in ragione forse del prolungarsi dei lavori di realizzazione architettonica che si conclusero nel 1561, in occasione delle nozze del duca Guglielmo con Eleonora d’Austria. Gli interventi di decorazione degli ambienti furono con ogni probabilità ideati e coordinati dallo stesso Bertani che si avvalse di artisti quali Fermo Ghisoni, Lorenzo Costa il Giovane e altri collaboratori. Le decorazioni delle volte di alcune stanze dell’appartamento, eseguite in parte in stucco, riccamente dipinte e un tempo anche dorate, sono da annoverarsi tra i più prestigiosi complessi ornamentali di Palazzo Ducale, esempi significativi di un gusto estremamente raffinato che si fonda sulla vivacità delle policromie e degli ornamenti aurei, nonché sulla ricchezza delle forme, dei materiali e dei motivi rappresentati, tratti soprattutto dal mondo naturalistico, come attesta la Sala della Mostra o dei Frutti, la Sala di Nettuno o del Pesce. Le dedicazioni delle camere si devono per lo più al poemetto in ottave del 1586 di Raffaello Toscano e alla pressoché contemporanea descrizione delle sale dello scienziato bolognese Ulisse Aldrovandi.

Gli affreschi della biblioteca del Museo Archeologico Nazionale
Gli affreschi della biblioteca del Museo Archeologico Nazionale sono una sorpresa nel panorama delle decorazioni del Cinquecento mantovano. Dobbiamo immaginare che essi rivestissero un esterno, un prospetto rivolto verso piazza Castello, e che fossero eseguiti nel 1549 circa per decorare il primo teatro stabile dei Gonzaga, nel sito oggi occupato dal Museo Archeologico. Possiamo intravedere il loro aspetto complessivo in una tela dei “Fasti Gonzagheschi” realizzata da Tintoretto per decorare le grandi specchiature dell’Appartamento Grande di Castello. In questa tela è rappresentato il lato di piazza Castello dove oggi sorge il Museo Archeologico Nazionale e un tempo sede del teatro di corte; in alto sulla tela, dietro alle persone adagiate sul tetto del portico, si vedono una sequenza di colonne disegnate, ancora oggi visibili ma rimaste all’interno dell’ambiente della biblioteca. Il teatro era ispirato al modello illustrato da Sebastiano Serlio per i teatri di corte nel secondo libro dei sette libri del suo trattato intitolato Secondo Libro di Perspettiva (1545). L’interno del teatro andò distrutto in un incendio nel 1588 ma il fuoco non danneggiò i muri portanti e le decorazioni in esterno. Gli affreschi superstiti permettono di ricostruire idealmente un ordine costituito da colonne binate rustiche a bugne fasciate e alternate, che inquadrano nicchie con statue. L’utilizzo del “rustico” è senz’altro un rimando a Giulio Romano, il quale però era morto nel 1546. Il disegno può pertanto essere riferito all’ambito di Giovanni Battista Bertani – pittore, scultore e architetto – erede di Giulio come prefetto delle fabbriche gonzaghesche.